"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


PARMAINDIALETTO Tv


Tgnèmmos vìsst
Al salùt pramzàn äd parmaindialetto.blogspot.com

“Parmaindialetto” è nato il 31 luglio del 2004. Quest’anno compie 16 anni

“Parmaindialetto” l’é nasù al 31 lùjj dal 2004. St’an’ al compìssa 16 an’

Per comunicare con "Parmaindialetto" e-mail parmaindialetto@gmail.com

L’ UNICA SEDE DI “Parmaindialetto” SI TROVA A PARMA ED E' STATO IDEATO DALLA FAMIGLIA MALETTI DI “PÄRMA”.







venerdì 24 febbraio 2012

Da "L'Eco di Bergamo" pubblichiamo. L'Arlecchino Bergamasco "l'Arlechì brembano" a Parma il 19 e 20 Maggio alla prima "Rassegna nazionale delle maschere allegoriche",

Il quotidiano L' Eco di Bergamo, 23 febbraio 2012


Parma sceglie l'Arlechì brembano
Renato Belotti, di San Giovanni Bianco, invitato alla Rassegna nazionale della maschere italiane
Da 15 anni porta nei festival folk di mezza Europa la figura-simbolo della Commedia dell'arte




(Testo solo in italiano)
Giovanni Ghisalberti
L'Arlecchino bergamasco ora si prende una bella rivincita. Su chi, negli ultimi tempi, aveva un po' messo in dubbio le sue radici. Perché, se è tradizione abbastanza diffusa considerare la celebre maschera multicolore come di casa nostra – per la precisione brembana – gli studi recenti avevano messo in luce parentele un po' diverse.
Un po' mantovano e veneziano
Vero: l'origine del nome è francese e a Parigi Arlecchino ebbe i primi successi teatrali, il primo attore con tale appellativo fu, nel 1500, Tristano Martinelli di Mantova (tanto che in terra virgiliana c'è un festival che lo ricorda) e la nobilitazione del personaggio avvenne a Venezia con Goldoni. È, però, altrettanto indubbio che il personaggio rappresentato è il servo valligiano bergamasco col suo strano dialetto, esuberante e geniale, affamato ma sempre con la pancia piena.
Così alla prima «Rassegna nazionale delle maschere allegoriche», in programma a Parma il 19 e 20 maggio, Arlecchino arriverà da Bergamo. Con buona pace di mantovani e veneziani. Il comitato organizzatore non ha avuto tentennamenti: «Come Pulcinella sarà vestito da un napoletano o il Dottor Balanzone da un bolognese – dice il presidente Maurizio Trapelli – l'Arlecchino doveva essere bergamasco. Un breve giro in Internet e l'abbiamo trovato».
In questo momento l'Arlecchino bergamasco, anzi, l'Arlecchino «tout court», è Renato Belotti, 51 anni, ristoratore di San Giovanni Bianco.



Arriva quindi dalla terra che, in frazione Oneta, ospita la «Casa d'Arlecchino». Un edificio quattrocentesco, probabilmente mai abitato da un interprete in carne e ossa della maschera, ma che ha tutti i requisiti per il nome che nei secoli gli è stato attribuito: accanto al portone si trova un'antico affresco dell'«homo selvadego», mito alpino progenitore di Arlecchino, ed è poi verosimile che un servo di quella casa possa aver interpretato la figura dello Zanni sulle scene teatrali e nelle piazze. Col nome di Zanni, (cognome ancora oggi diffuso in Val Brembana nella forma accorciata di Zani) a Venezia si identificavano i facchini bergamaschi, noti per il loro aspro dialetto e la laboriosità. Da qui, nella Commedia dell'arte, nacque il ruolo dello Zanni attribuito al servitore di Bergamo. E, ultimo tassello, uno dei due Zanni della Commedia dell'arte (uno era furbo l'altro più sciocco) si trasformò in Arlecchino.
Sta di fatto che San Giovanni Bianco è ormai diventato «terra d'Arlecchino» e da qui non poteva che arrivare il suo più genuino interprete contemporaneo. Renato Belotti, però, non è attore professionista e non ha studiato movenze in nessuna accademia. Più semplicemente, come accadeva peraltro all'Arlecchino originario, improvvisa. «Lazzi, battute, capriole mi vengono spontaneamene – dice Belotti, cuoco nella sua trattoria a Roncaglia –. Quando mi metto vestito e maschera cambio totalmente. Probabilmente Arlecchino ce l'ho nel sangue perché tutto mi viene senza fatica».
Cercato dalle televisioni
Lo fa ormai da una quindicina d'anni, in giro per Carnevali d'Italia e festival folk di mezza Europa. Le televisioni, dalla Rai a Mediaset, da Melaverde a Sereno Variabile, lo hanno visto più volte protagonista. Il suo cellulare, quando deve squillare, chiama «Arlechì, arlechì», e in paese è per tutti l'«Arlechì». «Pochi ora mi chiamano ancora come Renato», dice. C'è qualche bambino che entra nella sua trattoria, ovviamene intitolata alla maschera, e chiede di vedere Arlecchino. E, in un batter d'occhio, ecco che Renato sveste i panni del cuoco per quelli dell'abito più famoso del Carnevale. Il suo Arlecchino è il servo giocherellone e pronto a prendersi burla degli altri, amante del cibo e mai sazio, e interprete di vizi e virtù dei valligiani, emigranti per fare servitori e facchini a Venezia, ma capaci, grazie a tenacia e caparbietà, di far fortuna. Era l'Arlecchino che cercavano gli organizzatori di Parma.
Perché in terra emiliana si vorrà celebrare soprattutto la maschera e la sua terra (ogni personaggio porterà anche i prodotti tipici di provenienza) non tanto le straordinarie abilità interpretative degli Arlecchini del XXI secolo, da Ferruccio Soleri a Eugenio de' Giorgi.
Già lo scorso anno Belotti era stato invitato al Carnevale dedicato alle maschere italiane di Varallo Sesia (Vercelli). Anche lì avevano scelto lui, ma si trattava di un evento senza seguito. La consacrazione sarà a Parma, alla «Rassegna nazionale delle maschere italiane», alla prima edizione. Ci saranno Pulcinella, Colombina, Brighella, Pantalone, Scaramuccia e altre decine, se non centinaia, di maschere locali (con Arlecchino il concittadino Gioppino), ciascuna proveniente dalla terra natìa. Arlecchino, come alle sue origini, continua a girare piazze e palcoscenici, da vero attore nomade. Bergamasco, mantovano, francese e veneziano, ma in fin dei conti «cittadino del mondo».

(Nelle foto: 1/2/3/ Renato Belotti, di San Giovanni Bianco, (BG) nei panni di l'Arlechì brembano, sarà presente in maggio a Parma al raduno italiano delle maschere. 2) Maurizo Trapelli, maschera di Parma " Dzèvod", presidente del comitato maschere italiane a Parma, in un momento di riposo alla sfilata nazionale delle maschere a Modena)

Nessun commento: