"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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domenica 19 febbraio 2012

Il Vangelo della domenica. Il Vangelo secondo Marco. Commento di Don Umberto Cocconi.


(Testo solo in italiano)
"Dal Vangelo secondo Marco 1, 1-12: Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

I tuoi amici che cosa sarebbero disposti a fare per te? Sarebbero disposti a salire sul tetto e scoperchiarlo per farti incontrare la salvezza? E tu, «che cosa sei disposto a perdere» per loro? Come dice Jovannotti: «Forse fa male eppure mi va/di stare collegato/di vivere di un fiato/di stendermi sopra al burrone/di guardare giù./ La vertigine non è paura di cadere/ma voglia di volare./Mi fido di te ...».


Ciò che colpisce Gesù sarà proprio la fede di questi quattro compagni, che per amore del loro amico superano ogni ostacolo. Sono loro che lo fanno camminare, che lo sostengono, che lo proteggono. Davanti alla porta della casa di Pietro a Cafarnao si era radunata tanta gente. Era impossibile avvicinarsi a Gesù. Ma questi quattro amici insistono. E’ come se dicessero: ora o mai più.


C’è una relazione di grande fiducia tra i quattro e il paralitico, che si fa portare da loro anche in luoghi pericolosi: perfino in cima al tetto! Non sappiamo se è lui che insiste per essere portato o se sono gli amici che lo costringono. Quale sarà stata la reazione del padrone di casa, a vedersi scoperchiare il tetto? Quando accogliamo Gesù nella nostra vita, del resto, non possiamo tenerlo rinchiuso in casa nostra, dobbiamo lasciare che anche gli altri gettino un’occhiata nella nostra vita. Permettiamo che gli altri siano invadenti, che scoperchino pure il nostro mondo.

 La nostra privacy, i nostri rituali, le nostre abitudini, le nostre devozioni... Il credente rischia di cadere nell’intimismo (intimo vuol dire "dentrissimo", è il superlativo di intus che significa dentro). La prima tentazione di chi incontra Gesù è di “imborghesirsi”, di restarsene in casa a godersi la sua presenza, lasciando il mondo fuori. «Tu solo dentro una stanza e tutto il mondo fuori» (Vasco Rossi). Invece il vero credente è sempre un “senza tetto”, non ha una dimora stabile sulla terra. La sua casa dovrebbe diventare il luogo dove gli uccelli del cielo fanno il loro nido, perché ha il tetto pieno di pertugi.

Il Gigante egoista, il protagonista dell’omonima fiaba di Oscar Wilde, aveva scritto sulla palizzata della propria casa: «VIETATO L'INGRESSO. Gli intrusi saranno puniti!». Prima della sua “conversione” aveva proibito ai piccoli di entrare nel suo giardino. Anche noi abbiamo un giardino: il nostro rapporto con l’Assoluto. A volte lo consideriamo un fatto privatissimo, al quale gli altri non hanno accesso. Perché non proviamo a far fare agli estranei una passeggiata in questo giardino interiore? Senza un’ospitalità simile il nostro giardino rischierà di diventare come il polo nord: un deserto di neve.


Se chiedi a Gesù una cosa, lui te ne darà un’altra ancora più grande. C’è una paralisi dentro di te, che al confronto quella fisica non è niente? Gesù allora ti sana in radice. Potremmo chiederci: che cosa è che paralizza la mia vita? Perché le mie mani non sono più capaci di aprirsi al dono? Perché i miei piedi non sanno più camminare o peggio mi portano dove io non voglio? Perché il mio cuore è sclerotizzato? Perché la mia mente è continuamente perseguitata da fissazioni, da compulsioni. Dischi incantati che mi ripetono le stesse cose: “tu non vali niente”, soprattutto. Altro che paralisi del corpo! All’uomo paralizzato Gesù offre una guarigione totale. Siamo di fronte al più grande gesto di Gesù, il più grande miracolo: il perdono. Esso è molto più che un miracolo: è una nuova creazione. Ecco perché Gesù dice a quell’uomo: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». L’uomo ridiventa un essere vivente, e potrà essere a sua volta datore di vita.


Quando credi veramente di poter ottenere qualche cosa, la ottieni. A chi fa davvero tutto quello che può, Dio non nega la sua grazia. Come accade a Billy Beane, il protagonista del film che vogliamo ricollegare al brano evangelico di questa domenica. Dobbiamo sfruttare tutte le risorse che abbiamo, giocare tutte le carte, anche quelle che paiono delle vere e proprie follie. Scoperchiare un tetto e calare un malato già dal terrazzo è più che una pazzia. Per poter provocare la vita a dare qualche sterzata alle direzioni che il destino sembra volerci imporre, bisogna fare delle pazzie. Per i greci, neanche gli Dei potevano cambiare la volontà del Fato.

 Con il loro gesto folle, invece, gli amici del paralitico hanno "costretto" Gesù a dire di sì. Anche Billy Beane ha cambiato il corso degli eventi, semplicemente credendoci – e proprio quando tutti gli dicevano che stava sbagliando completamente tattica. Devi prenderti la responsabilità di fare qualcosa che per gli altri è una follia. Devi essere tu a trovare la ricetta per deviare il corso degli eventi. Per vincere i campionati occorrono sempre campioni dai contratti esorbitanti? Non necessariamente.

La ricetta di Billy Beane, general manager della squadra di baseball Oakland Athletics, è la seguente: una fede incrollabile nelle scienze statistiche, tanti giocatori "medi" ma dal rendimento costante, dimenticati dal giro che conta, e una spalla con una profonda conoscenza dell'economia, anche se i più lo considererebbero solo un nerd (secchione). E' questa la trama dell'entusiasmante film L'arte di vincere - Moneyball. «Amo questo film – afferma Brad Pitt –. E questo è il punto della vicenda: quando ti rendi conto di non giocare una partita alla pari, inizi a sfruttare le risorse che hai per stare al passo con gli altri.

Questa è una magnifica metafora della vita, succede sempre, tutti i giorni. Quello che noi consideriamo inutile o poco importante può diventare indispensabile per altri che non hanno niente. Con il lavoro che faccio, ho incontrato moltissimi giovani di talento, che non hanno avuto la loro opportunità perché non avevano le conoscenze giuste. Oggi però sono più ottimista, come avviene nel film, dove grazie al personaggio interpretato da Jonah Hill, il mio Billy (il nerd) riesce a trovare una soluzione. Ne sono veramente orgoglioso – conclude Pitt – è un film al quale tengo moltissimo e che mi auguro possa far capire che il valore di ognuno di noi non ha nulla che vedere con il denaro».
Don Umberto Cocconi.

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