"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


PARMAINDIALETTO Tv


Tgnèmmos vìsst
Al salùt pramzàn äd parmaindialetto.blogspot.com

“Parmaindialetto” è nato il 31 luglio del 2004. Quest’anno compie 16 anni

“Parmaindialetto” l’é nasù al 31 lùjj dal 2004. St’an’ al compìssa 16 an’

Per comunicare con "Parmaindialetto" e-mail parmaindialetto@gmail.com

L’ UNICA SEDE DI “Parmaindialetto” SI TROVA A PARMA ED E' STATO IDEATO DALLA FAMIGLIA MALETTI DI “PÄRMA”.







domenica 24 febbraio 2013

Il Vangelo della domenica. Commento di don Umberto Cocconi.



Pubblicato da Don Umberto Cocconi il giorno domenica 24 febbraio 2013 alle ore 18,21

Otto giorno dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto (dal Vangelo secondo Luca).

“Gesù prese con sé”, straordinaria espressione, propria dei fidanzati quando giungono al matrimonio: “Io prendo te come mio sposo, come mia sposa”. Che cosa vuol dire “prese con sé” se non che Gesù fa partecipi della sua vita i tre discepoli, li accoglie nel profondo di sé? Da allora, Pietro, Giovanni e Giacomo saranno sempre più “i suoi amici”, coloro che più di altri lo conosceranno intimamente: la loro vita diventerà giorno dopo giorno un tutt’uno con quella del loro Maestro e Signore. L’iniziativa è sempre sua: è lui che chiama, che fa vivere ai suoi “eletti” un’esperienza indimenticabile, che segnerà per sempre il loro cammino e li sconcerterà al punto da lasciarli ammutoliti:  “tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto”. Che cosa avevano visto mai? Hanno visto Gesù “in preghiera”: hanno visto come il dialogo col Padre ha fatto cambiare aspetto, in modo indescrivibile, al suo volto, ha trasmutato in luce soprannaturale la sua persona.  Pietro e i suoi compagni sono “oppressi dal sonno”. Tutto comincia con la fatica, la stanchezza, forse la voglia di piantare tutto. I tre non sono semplicemente assonnati, ma “oppressi” dal sonno: stanno vivendo una tentazione grave. I discepoli, dunque, si sentono gravati nell’intimo da un peso insostenibile: il loro primo desiderio è fuggire e il sonno diventa appunto una via di fuga. Tuttavia, sottolinea Luca, “restarono svegli”, lottando contro le palpebre sempre più pesanti e soprattutto contro una condizione depressiva: proprio allora, “videro la sua gloria”. Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano la gloria di Gesù in un momento di resistenza, non di facilità e  tale visione è sufficiente per suscitare il loro entusiasmo. Proprio mentre Mosè ed Elia si separano da Gesù, ecco che Pietro cerca di prolungare l’estasi, parlando (o straparlando) anche a nome dei suoi compagni: “E’ bello per noi stare qui! Facciamo tre capanne, tre tende...”. E l’evangelista commenta: “Non sapeva quello che diceva”. 

Tuttavia, Gesù prende molto sul serio il bisogno di dimorare nella visione beata, espresso dai discepoli. La nube che nel deserto avvolgeva i “luoghi” e i momenti d’incontro tra Dio e Mosè (il monte, la tenda), ora discende proprio su di loro, introducendoli nel mistero. E’ il momento della rivelazione, che necessariamente li riempie di tremore: non si può vedere Dio senza morire! Gesù sta conducendo con sé gli amici nel cuore dell’esperienza fondativa di tutta la storia di Israele – l’esodo, ovvero l’uscita, la liberazione d’Israele dalla schiavitù d'Egitto – concedendo loro un privilegio unico: vedere Dio volto nel Volto, entrare nella sua “vita intima” e nel mistero dell’incarnazione! Mosè ed Elia hanno parlato con Gesù “del suo esodo, che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme”, luogo al quale tutte le profezie rinviano e dove troppo spesso i profeti trovano la morte. Nella storia di Gesù si compirà un nuovo esodo di liberazione, dalla schiavitù alla libertà, e sono proprio i due accompagnatori, la Legge e i Profeti, a parlarne. Narrando l’incontro del risorto con i "discepoli di Emmaus", Luca scrive: "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui". C'è dunque un piano di Dio che, a partire fin dall'Antico Testamento si sta lentamente attuando lungo i secoli per trovare il suo definitivo compimento in Gesù. “Dalla nube uscì una voce”, come già si era fatta udire dal cielo in occasione del battesimo nelle acque del Giordano. Là era rivolta principalmente a Gesù, quasi a fargli prendere piena coscienza della sua condizione di figlio di Dio, amato di un amore unico; qui, invece, è rivolta ai tre discepoli: “Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”.

Ma il Figlio glorioso e trasfigurato è anche il Servo sofferente annunciato da Isaia, colui che dovrà patire molto, essere messo a morte e risorgere. Il Padre dice all’umanità: proprio lui, Gesù e nessun’altro, è “il Figlio mio”, il mio unico Bene, la mia Gioia, e io desidero donarlo a voi. “Questo Figlio” dovete ascoltare, nel suo cammino verso la croce: “ascoltate lui” per divenire anche voi pienamente figli. L’amore del Padre si rende visibile a noi in modo culminante nella carne di Gesù e la trasfigurazione di ogni uomo avviene proprio quando egli si legge figlio nel Figlio. “Ascoltatelo”: cioè ricevetelo, accoglietelo, fate ciò che vi dice, lasciatevi modellare da lui, conformare a lui, perché “questo” è il culmine della divinizzazione dell’uomo che ci viene proposta dal Padre, chiamandoci a essere in lui come Gesù è, nel e con il Padre. La trasfigurazione quindi ci parla dell'identità di Gesù. Luca inizia la narrazione con una precisazione di tempo: "otto giorni dopo", come a dire che la vera identità di Gesù si può trovare in pienezza solo nell'ottavo giorno, quello della risurrezione (e noi, come viviamo quell’“ottavo giorno” che è l’eucaristia domenicale?). La trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo “il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Filippesi 3,21). Ma ci ricorda anche che è “necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio” (Atti 14,2).


La vicenda di “Noi siamo infinito” è quella tipica del romanzo di formazione. Charlie deve iniziare il liceo, ma sono tante le paure per questo ragazzo dallo sguardo malinconico, con una bella famiglia alle spalle e un dolore grande e difficile da superare. «Prima o poi lo siamo tutti il ragazzo che nessuno nota, quello che si confonde con il muro, l'ultimo pezzo arrivato sull'isola dei giocattoli difettosi: là, nell'impervio cammino del crescere, quando giuri a te stesso che non sarai una storia triste ... Se non fosse che un giorno conosce Patrick e la bella Sam, due ragazzi più grandi che lo porteranno con sé alla scoperta della vita» (Filiberto Molossi). E’ appunto Sam che accogliendolo gli dirà: «Benvenuto nell'isola dei giocattoli difettosi». L’adolescenza è il momento più difficile della vita di ognuno: vivi la voglia di essere compreso e amato, ma nel contempo hai la consapevolezza di essere sempre al posto sbagliato, nel momento sbagliato. La protagonista della storia dirà: «Non voglio essere la ‘cotta’ di nessuno, io voglio essere amata». Perché – è vero – “i ragazzi sono infinito” e Charlie, Patrick e Sam lo sanno bene: desiderano tutto, un amore vero che non muoia, un lavoro bello e utile, un’amicizia calda e sincera. E ricordano, a chi è più vecchio di loro, quell’età bella e complicata in cui più che a sogni sfuggenti si credeva alla grandezza del proprio cuore. Quand’è che anche noi ci trasfigureremo, facendo vedere il lato più bello di noi stessi? Oppure, visto che siamo sempre pieni di giustificazioni e recriminazioni contro il mondo, sapremo almeno dire: Sì, è vero, «non possiamo scegliere da dove veniamo, ma possiamo decidere dove andiamo». Se comincerai a muoverti, a orientare i tuoi passi verso “il meglio”, a salire sul monte, inizierà la tua trasfigurazione personale.
(DON UMBERTO COCCONI)

Nessun commento: