"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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domenica 10 febbraio 2013

Il Vangelo della domenica. Commento di don Umberto Cocconi.





Pubblicato da Don Umberto Cocconi il giorno domenica 10 febbraio  2013 alle ore 8,23


Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (dal Vangelo secondo Luca).

Chi ti darebbe mai un posto, un incarico di prestigio, dopo che hai pubblicamente confessato di essere un buono a nulla? Chi potrebbe mai investire su di te dopo che hai detto come Pietro «Allontanati da me che sono un peccatore»? Ancora una volta, Gesù ci sconvolge, perché a lui non importa niente di quello che sei stato, non gli importa dei tuoi errori, a lui interessi soltanto tu. E da quel giorno comincerai a chiederti: “Perché ha scelto proprio me? Perche mai mi avrà annoverato tra i suoi?”. Come dice l’Apostolo Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono ... perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore» (1Corinti). Mentre tu manifesti la tua inadeguatezza, la tua miseria, il tuo “schifo”, Gesù ti accoglie e ti prende con sé come il tesoro più prezioso. Non quelli che sono bravi, che sono i primi della classe ma sceglie anche te anche se tu ti senti un incapace, uno “sfigato”. Che cosa avrà mai visto Gesù negli occhi di Pietro quel giorno? Che cosa avrà visto nel profondo del cuore di quel pescatore, da volerlo chiamare e farlo diventare suo amico? Infatti l’evangelista Luca ci narra di un incontro che cambierà radicalmente la vita di alcune persone in modo inaspettato, imprevisto, sorprendente. Anche per noi ci saranno stati incontri che ci hanno preso il cuore, perchè abbiamo vissuto in quei momenti l’esperienza dell’”esser-ci”. Il volto dell’altro ci ha conquistati a tal punto, da farci scoprire che non ci apparteniamo più. Un assoluto ci ha presi e il nostro cuore ha cominciato a battere sintonizzandosi col cuore dell’altro. Da quel momento, ti sei sentito bruciare le ossa e hai vissuto la stessa esperienza del profeta Geremia: «Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo». Gesù è uno che prende l’iniziativa, che fa accadere le cose, che mette in movimento, che ha il coraggio di buttarti nella mischia.

Chissà quante volte Pietro si sarà chiesto: “Perche ha scelto me? Chissà perche quel giorno, tra le tante barche, mi ha pregato di mettere a disposizione proprio la mia?” Mi piace immaginare di entrare, per alcuni istanti, nel mondo di Pietro e provare a riandare col pensiero a quello che lui avrà provato in quei momenti. Forse si sarà detto: “Io non facevo parte di quella folla che in quel giorno si era messa al seguito di quel Maestro, piena di entusiasmo; io non l’ho cercato ma è stato Lui a fermarsi “presso” di me. Allora ero profondamente deluso, mi sentivo un fallito. Avevo pescato tutta la notte con i miei compagni e non avevo preso niente per questo io, che mi consideravo un grande pescatore, stavo facendo i conti con il mio insuccesso, con le mie fragilità. E poi tutta quella gente, arrivata al suo seguito... I loro sguardi su di me mi hanno messo in imbarazzo. Avevamo deciso – io e i miei compagni – di andare a casa. Stavamo lavando le reti e Lui si è avvicinato a me e mi ha guardato. Con insistenza mi pregò di scostarmi un poco da terra. Non so perché, ma accettai. Lo feci sedere sulla mia barca e anch’io mi misi in ascolto delle sue parole, con curiosità. Quando ormai la folla si stava diradando mi disse, sorprendendomi: «Prendi il largo e getta di nuovo le reti per la pesca». Le sue parole mi disorientarono. Io, che ero ripiegato su di me, ero invitato a guardare verso l’orizzonte, a prendere le distanze da ciò che stavo vivendo. Ebbi la sensazione che mentre parlava alla folla, Lui si fosse interessato anche di me, come se gli importassi di me e mi stesse leggendo dentro con le sue parole ... Di certo aveva visto le mie reti vuote, e una certa tristezza trasparire dal mio volto per cui voleva fare qualcosa per me. Ma io dentro, ero pieno di dubbi. Che cosa ne sapeva Lui della pesca? Perche ritentare di nuovo dopo tanti insuccessi? Poi alla fine mi dissi: “Perché non rischiare?”. Io, che avevo costruito la mia vita solo sulle mie certezze, sui miei punti di vista, ora ero disposto – non l’avrei mai fatto, in altri momenti! – , a fidarmi non più delle mie parole, ma della sua Parola. Risuona ancora dentro di me ciò che disse: «Prendi il largo e calate le reti». Mi stava dicendo in quel momento: lascia le secche della tua vita, l’acqua stagnante, osa l’impossibile. E rincuora i tuoi amici. Che gioia! Proprio come dice il salmo: «Hai mutato il mio lamento in danza». E poi quella proposta: «Ti farò diventare pescatore di uomini». Tu mi hai fatto comprendere, o Signore Gesù, che la vita è una danza e che Tu mi chiamavi a coinvolgere nel ritmo della festa i tanti che avrei incontrato”.

“Les Miserables” è un film appagante per gli occhi, per le orecchie, ma soprattutto per la mente. C’è tutta la forza di una storia tragica e romantica – scritta un secolo e mezzo fa da Victor Hugo – fatta di sogni spezzati, di amori non corrisposti, di sacrificio e di redenzione, ed è per questo ancora capace di commuovere. «Mi piace pensare che, vedendo il film, – afferma il regista Tom Hooper – lo spettatore riesca a provare un turbine di sensazioni: il pianto, la gioia, il sorriso, l’angoscia che ti fanno riscoprire il valore dei sentimenti, la forza dell’idealismo e la capacità di redenzione. La verità è che questa storia m’ ha toccato l’anima». Al centro della vicenda vi è Jean Valjean, che dopo diciannove anni di lavori forzati scopre una nuova vita grazie all’atto caritatevole di un vescovo. Nonostante sia continuamente ricercato dal poliziotto Javert, egli non rinuncerà mai a cercare, in tanto buio un raggio di luce. Una forza etica insospettata si appropria di Jean Valjean, che lo porta ad incarnare i valori di quel popolo che cercherà di riscattarsi in una nuova rivoluzione. Nel film, basta uno sguardo per innamorarsi perdutamente, oppure basta un po’ di pietà per consacrare a qualcuno la propria esistenza. La storia è colma fino all’orlo di passioni forti, brulicante di un’umanità calpestata e reietta, eppure capace e talvolta, di gesti di grande eroismo e carità. Sono messi in musica peccati e riscatto, cadute e resurrezioni, dolore e speranze di ex galeotti e prostitute, studenti e monelli di strada che alla fine si ritroveranno sulle barricate nella Parigi del XIX secolo in rivolta contro la monarchia. La forza di un racconto appassionato e temerario, che intreccia il destino di un uomo con quello della sua nazione, non potrà non arrivare al cuore di tutti.
(DON UMBERTO COCCONI)

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