"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 21 marzo 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI.


IL VANGELO DI DOMENICA 22 MARZO 2015
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. (Vangelo di Giovanni)

Per la festa di Pasqua sono giunti a Gerusalemme un gruppetto di greci,dunque stranieri che, per certi aspetti somigliavano ai magi: erano cercatori di Dio e si lasciavano interrogare dalla vita e dalle cose.  Giungendo nella città santa, questi, hanno sentito parlare di Gesù e per questo motivo lo volevano assolutamente vedere. Ora, il verbo “vedere” usato qui dall’evangelista Giovanni significa “conoscere intimamente”, entrare in relazione e non soltanto per soddisfare una curiosità momentanea. Se io dovessi farmi conoscere da chi sa poco o nulla di me, che cosa gli mostrerei di me stesso? Di certo i miei titoli di studio, il mio curriculum e la mia attività, tutte cose che rivelerebbero la posizione che ho raggiunto nel mondo, con il mio prestigio e con la mia autorità.  Invece Gesù, sorprendente come sempre, afferma che guardando “un chicco di grano”, ossia guardando la croce, si arriva a scoprire la sua vera identità. Proprio lì, in quel nulla, si rivelerà tutta la sua bellezza. Tutto qui? E’ una cosa a dir poco scandalosa!Quale gloria rivelerà mai un chicco di grano, che all’apparenza è piccolissimo, inerte, statico? Ebbene, la gloria del seme è quella di portare frutto. Se la pellicola che lo isola e lo protegge si rompe, nell’umidità del terreno il chicco si disfa e “muore”, ma proprio in questo modo sprigiona la sua potenza vitale, germogliando e, in tal modo, potrà realizzare il progetto che porta in sé: dar vita a una nuova pianta. 

Se tu perdi la tua vita, tanto da non tenerla per te, ma ne fai dono agli altri, la tua esistenza fruttifica. In te, piccolo uomo, c’è una ricchezza straordinaria di vita: non rinchiuderti in te stesso, ma apriti, per essere fecondo, altrimenti resterai sterile! E’ questa la legge dell’amore: chi ama la propria vita, la perde proprio perché è “autocentrato” solo su di sé; invece, paradossalmente, chi “odia” la propria vita, la conserverà per la vita eterna. Amare, in questo caso, indica attaccamento morboso a sé, ripiegamento su se stessi; odiare, invece, al contrario, significa rischiare, significa ex-sistere – come afferma Victor Frankl – ossia distanziarsi da se stessi e porsi di fronte a sé. «Essere-uomo significa andare al di là di se stessi. L’essenza dell’esistenza si trova nel proprio auto-trascendimento. Essere-uomo vuol dire essere sempre rivolto verso qualcosa o qualcuno, offrirsi e dedicarsi pienamente a un lavoro, a una persona amata, a un amico cui si vuol bene, a Dio che si vuol servire». Se guardo l’uomo, che è stato posto sulla croce, vedo un Dio che dona totalmente la sua vita, che non la tiene per sé, che consegna tutto se stesso al mondo: un Dio che entra nella morte perché ama svisceratamente ogni suo figlio.Davvero, «per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner). Nella Deposizione, custodita nel nostro Duomo, l’Antelami presenta la croce di Gesù “con i fiori che stanno per sbocciare” gemmata”: da quella morte ha inizia una primavera nuova. 

Con la croce di Gesù “il principe di questo mondo è gettato fuori”, viene smascherato, così colui che con il suo potere, fondato sulla menzogna,ha preso nelle sue mani tutto e tutti, dominando il mondo, attraverso la paura, il potere e l’egoismo, sarà vinto proprio dalla rivelazione di un Dio ricco di misericordia. La Croce sdemonizza l’immagine di Dio che abbiamo dentro di noi, proprio perché essa giudica il mondo. Qual è infatti il giudizio del “Dio crocifisso” sul mondo? Il giudizio di Dio esorcizza il male. Sulla Croce viene vinta la radice del male, la menzogna che presenta una falsa immagine di Dio e dunque un falso modello di uomo, che credendo di fare il bene compie il male. Questa è la tragedia dell’umanità! Il Dio amante è il Dio solidale col mondo ed è Padre proprio perché prende su di sé il peccato dei suoi figli adottivi. Nel Figlio Unigenito crocifisso, il Padre scende “nelle bassure della terra” per farsi carico, in prima persona, del male del mondo, sconfiggendo in tal modo il principe che lo governa o il “principio” che lo governa. Consegnato alla storia, Dio patisce nella storia insieme alle creature. E non è forse un Dio da amare, Colui che si è offerto a noi fino a questo punto? Siamo davvero troppo stanchi, delusi, infelici per poterlo fare? 
(DON UMBERTO COCCONI)

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