"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 29 agosto 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI.

Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate,  quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Quando entrò in una casa i discepoli lo interrogarono. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna? Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo». (Vangelo secondo Marco)

1.      Ci si potrebbe chiedere: “Che cosa avranno fatto di così grave, di così “disdicevole” i discepoli di Gesù se una delegazione così autorevole di scribi e di farisei giunge appositamente da Gerusalemme per “inquisire” quel sedicente maestro giunto da Nazaret?”.
2.      I grandi misteri della religione appaiono ai laici “un po’ ridicoli”: come si può pensare che siano le cose a rendere l’uomo puro o impuro? Come si può pensare che il bene e il male stiano nelle cose? Forse sarebbe più corretto affermare che dipende da come le si utilizza, in quanto esse di per se sono neutre e se queste poi diventano buone o cattive dipende da come le usiamo.
3.      La gravissima colpa “notificata” ai discepoli di Gesù consiste nel fatto che essi  “mangiavano senza essersi lavati le mani”.
4.      Nel mondo ebraico, come in tante religioni, non si può prendere cibo se prima non si sono compiuti determinati riti di purificazione. Non è solo una questione igienica quella che viene qui stigmatizzata, perché non è sufficiente lavarsi le mani con acqua e sapone o se vogliamo strafare con l’amuchina, in quanto per essere “puri” è necessario compiere un determinato cerimoniale di purificazione. 
5.      L’accusa rivolta ai discepoli non è in realtà che un pretesto per mettere sotto inchiesta Gesù, si vuole screditare in definitiva Lui, in quanto con i suoi insegnamenti così poco ortodossi egli sta mettendo in discussione le tradizioni dei Padri. Per Gesù la religione ha preso il posto di Dio, in quanto con i suoi riti, le sue pratiche, che il più delle volte virano verso il formalismo e il legalismo, allontanano l’uomo da Dio. Invece Dio si colloca nella sfera dell’assoluto, dell’amore, della giustizia e della verità.
6.      Il formalismo fa perdere la freschezza dell’esperienza originale, fossilizzandola e cristallizzandola. Si compie quello che Luigi Giussani chiama “la stasi della novità”, cioè l’irrigidimento della vita.
7.      Il pericolo in cui incorre l’uomo religioso è il formalismo, il ripetere delle parole o il ripetere dei gesti, senza che parole e gesti scuotano o, comunque, mettano in crisi, cioè muovano qualcosa in te, illuminino di più lo sguardo che porti a te stesso, alimentino una convinzione circa un valore.
8.      Il formalismo domina, ingloba, mette nel sepolcro l’impeto originale. Occorre una conversione continua e allora la rivoluzione resta permanente. Come ha ricordato Papa Francesco «Fedeltà al carisma non vuol dire ‘pietrificarlo’, ma  fedeltà alla tradizione ‘’significa tenere vivo il fuoco’’, non perdere il gusto del vivere». Ci pare di vivere oggi un tempo svincolato dal “giogo della tradizione”.
9.      Forse non ci saranno più vincoli di natura religiosa a dettare i nostri comportamenti, ma - se ci pensiamo - ve ne sono altri forse ben più costringenti. Non siamo, nonostante viviamo in una società che si definisce laica, sottoposti a una miriade di condizionamenti? Pure noi siamo dentro un sistema, una tradizione, un pensiero unico che si è chiamati ad assecondare e la cui trasgressione comporterebbe la perdita del proprio status sociale.
10.  Paradossalmente ci sono nella nostra società leggi laiche più ferree di quelle religiose, a cui ci sottoponiamo senza battere ciglio! Torniamo alla nostra questione fondamentale:  per mangiare il pane, bisogna purificarsi? Il pane di cui si parla è l’eucarestia e Gesù afferma che non c’è bisogno di purificarsi per accostarsi all’eucarestia, al contrario è proprio mangiando l’eucarestia che ci si purifica. Proprio perché siamo peccatori, impuri,  il maligno ci convince che, non possiamo accostarci a Dio, anzi dobbiamo allontanarci, nasconderci da lui. Con che coraggio possiamo stare alla sua presenza, Lui che è Santo, Santo, Santo? Prima di accostarci all’eucarestia non diciamo “o Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa?”.
11.  Proprio perché siamo convinti di non essere degni possiamo fare la comunione! Tu, invece, pensi che solo chi è degno può fare la comunione? No! Sono quelli che hanno le mani sporche che possono “partecipare alla mensa del Signore”. San Pio X ha presentato l'eucaristia non come un premio per coloro che sono già perfetti ma un sostegno quotidiano per essere vicini a Dio, stabilendo che fosse donata anche ai bambini.
12.  La Chiesa non è una congrega di perfetti, ma di peccatori!  Se fossi convinto di essere “degno di partecipare alla mensa del Signore” sarebbe proprio il caso di non accostarsi all’eucarestia. E’ proprio perché diciamo “io non sono degno” che possiamo accostarci all’eucarestia.
13.   “O Signore, proprio perché non mi sento a posto io vengo da te perché tu sei padre, tu sei perdono, tu sei misericordia”.  
(DON UMBERTO COCCON) 

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