"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 28 maggio 2016

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI

Gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste (Vangelo di Luca).
Sembra che Gesù volesse restare solo con i suoi discepoli, ma le folle lo cercano e lo “stanano” dal suo nascondiglio e lui cede mettendosi a disposizione di tutta quella gente, accogliendola e prendendosi cura di loro. L’agenda di Gesù viene “modificata” dalle nuove urgenze, per lui quella folla non può attendere per questo l’accoglie e si mostra nei loro confronti immediatamente disponibile. Che cosa fa per loro Gesù?: accoglie, dona la Parola e offre guarigioni. Guidati dal buon senso, vista l’ora tarda, i discepoli consigliano Gesù di congedare, al più presto, la folla perché trovi, prima che giunga la notte, cibo e alloggio in quanto stanno in una zona deserta, ma Gesù rivolgendosi proprio a loro afferma: «Date loro voi stessi da mangiare». Ma essi rispondono: “Come possiamo sfamare tanta gente? Sono 5mila persone! E noi abbiamo solo cinque pani e due pesci”. Ma Gesù con quelle parole: “Dategli voi stessi da mangiare!” che cosa intendeva dire? «Se avesse congedato le folle, tante persone sarebbero rimaste senza mangiare. Invece quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, bastarono per tutti. 

E attenzione! Non è una magia, è un “segno”: un segno che invita ad avere fede in Dio, Padre provvidente, il quale non ci fa mancare il “nostro pane quotidiano”, se noi sappiamo condividerlo come fratelli» (Papa Francesco). Gesù chiama i discepoli a collaborare alla sua opera: saranno loro a procurare il pane per quella folla sterminata. Ai loro occhi quei cinque pani e due pesci sono un nulla, eppure è proprio grazie alla potenza della condivisione che il miracolo risulterà possibile. Tra i presenti vi è stato qualcuno che non ha tenuto per se, ma ha deciso di condividere il suo pane con gli altri. La Parola ascoltata invita all’incontro con l’altro, a tal punto che il “mio” diventa un “nostro”. Non conta più il desiderio personale, ma il soddisfacimento comunitario. I discepoli, quindi, si mettono a disposizione della folla servendola. Ciò che caratterizza il vero discepolo, per l’evangelista Luca, è proprio il donarsi. Gesù «prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alle folle». È importante riconoscere la pregnanza di questi quattro verbi, sono gli stessi utilizzati per descrivere le azioni di Gesù durante l’ultima cena, quando egli “prese” il pane, pronunciò su di esso la “benedizione”, lo “spezzò”, con un’azione altamente espressiva, destinata ad imprimersi nella mente dei discepoli e lo “diede” ai suoi commensali affermando: «Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo», la mia vita, cioè: “Io mi dono a voi, affinché partecipiate alla mia stessa vita”.

 Risulta significativo che i due discepoli di Emmaus riconosceranno il Risorto proprio quando egli compirà queste quattro azioni, segno di una vita consegnata, spezzata per amore degli uomini. Quindi Gesù prendendo il pane, prende la sua vita tra le mani, quella vita che il Padre gli ha donato e la offre. Non considera un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, non considera la sua natura divina come un tesoro da dover salvaguardare, ma si offre gratuitamente al Padre, donandosi generosamente ai fratelli. Il cibo in quanto benedetto diviene dono, che rivela Dio come nostro Padre, la condivisione diviene luogo di fraternità tra gli uomini. «Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l’ho distribuito agli uomini. Perché no? Erano così affamati, e da tanto tempo. Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite» (Etty Hillesum). Il vangelo ci racconta che, chi dà non perde, ma moltiplica. La condivisione non è una mera utopia, ma il modus operandi divino. La sazietà non dipende dal trattenere, ma dal condividere, divenendo noi stessi pane per l’umanità. Compassione, condivisione, Eucaristia, questo è il cammino che Gesù ci indica, un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo.
(DON UMBERTO COCCONI)

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